lunedì 20 settembre 2010

Stile e sostanza

Il rischio c'è, ed è quello di passare inosservati. Non perché non si abbia la stoffa giusta, anzi, però basta davvero poco: un calcolo fatto male, un'uscita durante un periodo ultracongestionato, qualche piccola/grossa sbavatura nella programmazione (questo vale per chi legge le recensioni) et voilà, ti ritrovi abbandonato sugli scaffali del Gamestop di turno, mentre avide manine ti scostano precipitosamente alla ricerca di qualche titolo più famoso, ma non per questo necessariamnete più bello. O originale.
Che poi, diciamocelo, tutti questi tizi superpompati dagli sguardi cattivi ed il grilletto facile ci hanno un pò rotto i coglioni. Più o meno. Che tu li possa osservare di spalle o buttartici dentro poco importa. Ma servono, fanno cassa, quindi ben vengano.

E si fottano.

Però, davvero, quando l'idea è quella giusta, quando lo stile non significa come è lecito presupporre mancanza di sostanza, nascono i veri capolavori. Quelli piccoli piccoli, poco pubblicizzati o, a loro modo, eroici. Perché osano, si spingono oltre e se ne fottono se poi non vengono compresi, apprezzati, giocati. E, ahimé, acquistati.
Pochi sono i titoli  che hanno saputo davvero dirci qualcosa di nuovo o svecchiare qualche idea ormai stra abusata, soprattutto a livello di gameplay, e tra questi mi va di ricordarne tre. Partiamo dal più vecchio, quello della ragazza che corre. E quanto cazzo tira! Faith, la protagonista di Mirror's Edge.
Corri, salta, aggrappatti, cammina sui muri, e vivi tutto questo in prima persona. Le armi ci sono ma sono una specie di optional, perché in questo gioco se ti fermi anche solo un attimo per riprendere fiato sei fottuto. Originale, stilisticamente azzeccato, coinvolgente e immersivo come pochi. E dalla ragazza che corre passiamo al bambino più sfigato, pare, della galassia, ovvero il protagonista di Limbo.
Un gioco che è prima di tutto arte visiva e, subito dopo, un bel gioco da giocare, pieno di rompicapo che ti costringono a far funzionare il cervello. Il tutto immerso in un'atmosfera dark e surreale come poche. Mi ha ricrodato un pò (un bel pò) giochi tipo Another World: se sgarravi di un millimetro eri fregato ma, per Dio, roba così prima di allora non se n'era mai vista. Oggi un pò di più.
Ed eccoci infine giunti a Vanquish, titolo molto tamarro che deve ancora uscire ma che è già stato possibile provare grazie alla demo disponibile già da un pò di tempo sul Marketplace Live dell'Xbox. Questo gioco piglia l'ormai abusato sistema di copertura alla Gears of War e lo associa ad un gameplay ultraveloce e frenetico tipico dei titoli action giapponesi, con tanto di scivolate a razzo, bullet time, acrobazie impossibili, grandi rullate di pungi e... l'ho già detto? Tanta, ma proprio tanta "ignoranza". L'ambientazione fantascientifica e la trama non mi paiono quel granché, ma il combattimento contro il boss della demo mi ha galvanizzato di brutto. Spettacolare, esagerato e velocissimo. Controlli perfetti.
Sia ben chiaro: nessuno dei titoli summenzionati è o pare privo di difetti, anzi. Con Mirror's ho avuto spesso problemi di prospettiva, Limbo in certi casi diventa davvero frustrante e, a ben guardare, Vanquish potrebbe scadere nella ripetitività cronica. Ma fa lo stesso: sono questi i giochi che cerco. Sono questi i giochi che voglio.

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