domenica 26 dicembre 2010

Non sottovalutatelo!

Divinity 2 – The Dragon Knight Saga è il classico gioco che per essere apprezzato e giudicato con correttezza deve prima essere provato e gustato a mente libera. Questo perché spesso le recensioni (e mi riferisco in particolar modo a quelle col maledetto numerino finale del cazzo, ovvero quasi tutte) sono assolutamente fuorvianti e, in alcuni casi, incapaci addirittura di trasmettere a parole lo stile e il fascino esercitato da piccole gemme come questa, destinata ahimè a brillare per sempre e per sempre incompresa nel suo povero cantuccio.
Action quanto basta, gameplay non originalissimo ma dannatamente solido e, soprattutto, cura per i dettagli, sono qualità indiscusse, presenti fin dai primi minuti di gioco, che rendono il titolo dei Larian Studios divertente da giocare e in grado di discostarsi in parte e appunto con stile dalle consuetudini del genere. Alcuni esempi sparsi che mi vengono in mente.
Puoi leggere nel pensiero dei personaggi non giocanti, aprendo la strada a soluzioni alternative e misteri secondari. Ma devi spendere punti esperienza, quindi per non rischiare di sperperarli o sai già dove “cercare” oppure devi farti ispirare dal personaggio e dalla situazione. E a volte anche ciò che a prima vista ti sembrerà ovvio in realtà, poi, non lo sarà affatto. Caspita! A chi non è mai capitato almeno una volta, per varie ragioni, di dire nella vita reale esattamente il contrario di ciò che si è pensato? Bene, sempre grazie alla meccanica della telepatia questa “pratica” viene simulata in gioco in modo divertente e spesso funzionale.
Coerenza narrativa! Finalmente un gioco di ruolo che ti spiega come mai inizi merda e finisci cazzutissimo in un lasso di tempo che, umanamente e pseudo-realisticamente parlando, è sempre troppo breve. In sintesi la spiegazione che ti viene data è che tu, per diventare un ammazzadraghi doc, devi sottoporti a un particolare rituale che fa piazza pulita di tutti i tuoi ricordi, pena la pazzia permanente. Ricordi legati al lungo addestramento in accademia che però, per fortuna, sono destinati a riaffiorare pian piano, ovviamente sotto forma di miglioramenti e abilità, man mano che accumulerai e investirai punti esperienza progredendo con il gioco.
Divinity 2: Dragon Knight Saga
Ironia: ce n’è molta. Nei dialoghi e nelle situazioni di gioco in primis, ma dosata sempre con garbo e capace di strapparti spesso e volentieri più di un sorriso. Si vedano per esempio le scritte sulle lapidi nel primo villaggio visitato, la quest secondaria incentrata sullo smercio dei maiali o, più in generale, i testi che commentano le caratteristiche del personaggio, inizialmente bassissime. Roba assolutamente sfacciata tipo che sei talmente stupido che non ti resta che puntare tutto sull’aspetto. E magari non sai neppure come cazzo si fa ad usare il gabinetto. Per non parlare poi del fatto che con uno sputo ti tiro giù, quindi forse è meglio che te ne resti chiuso e al caldo.
Ok, ora sputo io (il rospo): l’edizione di Divinity 2 che sto giocando è quella riveduta e corretta con tanto di espansione inclusa nel prezzo, peraltro più che onesto (si parla di 50 euro ben spesi vista anche la longevità). Quindi se siete amanti del genere, non avete ancora giocato a Divinity 2: Ego Draconis e relativa espansione (Flames of Vengeance) e volete impegnarvi e divertirvi con un gioco che, a parte qualche “difettuccio”*, ha personalità e stile da vendere, non vi conviene esitare più di tanto.
*Fra tutti: la mappa si aggiorna unicamente in riferimento agli obiettivi delle missioni principali, quindi a volte vi capiterà di girare un po’ troppo a vuoto. Pazienza.

[Questo articolo è apparso in origine su Parliamo di Videogiochi]

1 commento: